Le maggioranze hanno la cattiva abitudine di guardarsi alle spalle e di contarsi. Approfittando del fatto di essere così numerose, pensano di essere in grado e, soprattutto, pensano di avere il diritto di umiliare le minoranze. L’invocazione si chiama smisurata perché è fuori misura e, forse, non sarà ascoltata da nessuno. Ma noi ci proviamo ugualmente.

"Sullo scandalo metallico di armi in uso e in disuso, a guidare la colonna di dolore e di fumo che lascia le infinite battaglie al calar della sera, la maggioranza sta recitando un rosario di ambizioni meschine, di millenarie paure, di inesauribili astuzie.

Coltivando tranquilla l'orribile varietà delle proprie superbie, la maggioranza sta come una malattia, come una sfortuna, come un'anestesia, come un'abitudine per chi viaggia in direzione ostinata e contraria". (da 'Smisurata preghiera', un poeta, un mito: Fabrizio De Andrè)

Aforismi personali

Patriottismo Non è Nazionalismo, né Xenofobia, né Campanilismo

Amore per la Famiglia Non è Omofobia

Chi Manifesta per la propria Dignità Non è Radical Chic

Chi vuole che si rispetti la Costituzione Non è Giustizialista

Amo le Donne, ma ammiro Chi non teme di Amare Qualcuno del Suo Stesso Sesso

La mia Cultura Non mi fa Guadagnare Denaro, ma mi permette di Guardare dall’Alto i Despoti Ignoranti al Potere

Non sono Apolitico, Non Odio la Politica, Anzi…per questo Non Sopporto gli Attuali Politici Italiani

Che cos’è la Destra? Che cos’è la Sinistra? Si chiedeva Gaber…Fino a 40 anni fa avrei potuto rispondergli

Ti amo Italia


Corruzione, furbizia, sciacallaggio,

menefreghismo, ignoranza, xenofobia.

Nord contro Sud, Meridione contro Settentrione,

figli di un’unica patria di cui non siamo degni.

Provo vergogna a esser italiano,

vedendo il mio Paese crollare

sotto i colpi della tirannia

di una politica che l’ha sbranato.

Centocinquanta gli anni dall’Unione,

un’unica riforma per lo sgretolamento.

Parlamentari noncuranti di una storia

che lentamente stanno dilaniando.

Costituzione degna di gran fama,

rinnegata dai padroni e dagli infami,

da quelle stesse bestie che dalle solite poltrone

recitano ancora i soliti copioni.

Giovani senza speranza,

famiglie disperate senza pane

per una crisi che fino a ieri

tentavano di nascondere.

Sono stufo ed arrabbiato,

ormai impigrito e abituato

a veder le stesse facce

da una vita.

Ti amo Italia

perché mi hai dato la speranza

di una democrazia

che oggi vedo troppo distante.

Ti amo italiano

perché so che reagirai.

Non so quando, non so come,

ma sono certo che lo farai.

Se la cultura ci hanno insegnato a detestare,

sicché dall’ignoranza nasce questa condizione,

con il sapere muoverò il pensiero

e un dì conoscerò il mio vero Paese.

--------------------------------

Non so che pensare

Come sarebbe bello

Non pensare.

Tempo fa credevo

Che la ragione

Fosse l’unica arma

Per debellare l’ignoranza.

Ora m’accorgo

Che con la strafottenza generale

E questa dispersione

Di Ideali

Non mi resta che piangere

Nel vedere appassire la speranza

Che diventa illusione,

Ogni giorno che sorge,

Ogni notte che incombe.

E mi chiedo se non è meglio l’ignoranza.

O la morte.

mercoledì 31 agosto 2011

Soltanto un sogno











Che ti stanno facendo?
Stuprata, insultata, umiliata
Distrutta davvero
Nata dal sangue eroico
Stai appassendo
Nei deliri d’onnipotenza
Di chi ti manipola
E governa d’astuzia
Alleato del demonio
Ignorante, ingordo
Arrogante incolto
Che ti strappa di dosso
La storia
Che t’hanno cucito
I miei paladini
Dovrebbero essere nostri
Di tutti
Ma fingiamo di nulla
Di fronte a loro strazianti lamenti
Hanno dato la vita
Ce li stiamo perdendo
Scontati
Per nulla ringraziati
Ed ora bagnano la terra
Che sotto i miei piedi
È fangosa
Di lacrime tristi
Mentre li schiaccio pesante
Col mio passo esaltato
Di chi vive nel progresso
Immemore del passato
E il regresso scavalca l’onore
Perduto col solo pensiero
Di voler distruggere tutto
Non si dimenticano i padri
Neppure le madri
Lo stiamo facendo
Ma quando finisce il terrore?
Le piazze gremite di donne
Stanche d’esser solo un oggetto
E d’uomini
Privati dell’orgoglio
D’essere unicamente uniti
Dov’è la Nazione?
Dov’è la mia Patria?
Che bello poter tornare indietro
E indossare quella camicia
E donare l’ultimo respiro
Per un ideale che unisce
Che non vuole punire, ma amare
Non vorrei esser leggenda
Ma solo guardarli negli occhi
E dirgli cosa siamo diventati
M’ucciderebbero come un nemico
Traditore assoluto
Dell’idea che gli ha permesso di vincere
Mi vergogno d’essere italiano
Poiché mi sento
Inutile e senza speranza
Debole e costretto al male, tepore
Sopraffatto da chi detta le regole
Ahhh, dolore meschino, infame
Mi frusti
Non riesco a reagire
Impotente
Indignato
Non riesco più
Manco ad urlare
Se qualcuno mi sente
Mi aiuti
A riprenderci
Ciò che ci stanno rubando
La mia eco vi arriva
Urlare più forte?
Ma quanto più forte?
La mia voce è sottile
Trasparente
Come non è la loro anima
Maliziosa, furba e insolente
Padroni, soprusi
Nascosti dietro a ricordi sbiaditi
Parole non dette
Non sono ottimista
Che se la tengano stretta lissù
Quest’impocrita sensazione
Io voglio muovermi in pace
Verso la risurrezione
Scacciamo i padroni
A noi ciò che è nostro diritto
Voglio appartenere ad un popolo forte
Speranza e futuro?
Sarebbe meglio forza e presente
Seppur non esiste sto tempo
Ma vorrei vivere
Senza rimorsi
Se rivoluzione deve essere
Che lo sia adesso
Ci hanno preso già troppo
È tempo che ci ridiano indietro tutto
Incazzatura pacifica
E fiumi di gente
Che non sia
Solamente un mio sogno

domenica 28 agosto 2011

Il governo Berlusconi se ne frega dell'esito dei Referendum!!!

Agli inizi dello scorso giugno, Silvio Berlusconi, relativamente alle attesissime consultazioni referendarie del 12 e 13 dello stesso mese, dichiarava: "Questi referendum nascono da iniziative demagogiche. Sarà un voto inutile e, in ogni caso, il governo rispetterà il volere dei cittadini". Così, ad urne chiuse, davanti all'evidente e straripante adesione degli italiani al voto, l'ufficio stampa del Presidente del Consiglio, commentava l'esito delle consultazioni in questo modo: "L’alta affluenza nei referendum dimostra una volontà di partecipazione dei cittadini alle decisioni sul nostro futuro che non può essere ignorata. Anche a quanti ritengono che il referendum non sia lo strumento più idoneo per affrontare questioni complesse, appare chiaro che la volontà degli italiani è netta su tutti i temi della consultazione. Il Governo e il Parlamento hanno ora il dovere di accogliere pienamente il responso dei quattro referendum".
E invece, rieccoci con la solita pantomima. Nel suo articolo, Francesca De Benedetti, evidenzia due cose: 1) l'ennesima menzogna di chi ha dimostrato in più di un'occasione di non saper nè governare, nè mentire (solamente gli stolti possono continuare a credere ad una sola delle parole che ci propina costantemente "il venditore di minestre"); 2) a questo governo non importa nulla di ciò che vogliono gli italiani!!!

da "Il Fatto Quotidiano" del 28 agosto 2011
Il governo propone incentivi a chi privatizza i servizi pubblici: “Referendum stravolti” 

In silenzio l'esecutivo Berlusconi cerca di aggirare il voto del referendum sull'acqua del giugno scorso. L'articolo 4 della nuova manovra economica prevede la possibilità di aprire ai privati la gestione di trasporti pubblici, asili e rifiuti. Caselli, comitato referendario: "La furbizia di tener fuori l’acqua dalla manovra significa solo aggirare la questione. Il referendum non riguardava solo il servizio idrico". Fermo "no" del sindaco di Reggio Emilia, Delrio.

Non è bastato il referendum del 12 e 13 giugno, non è stato sufficiente che ventisette milioni di italiani si recassero alle urne, né quel quorum così tradizionalmente difficile raggiungere. La manovra economica spalanca le porte alla privatizzazione dei servizi pubblici locali, offrendo peraltro incentivi economici agli enti locali che sceglieranno questa strada. Con lo slogan “l’acqua la lasciamo fuori”, il governo tira però dentro i trasporti, gli asili, i rifiuti, e tutti quei servizi che rientrano nella categoria di servizi pubblici locali e che quindi, al pari del servizio idrico, erano toccati dal quesito referendario numero uno. “Per fare un esempio – spiega Andrea Caselli del comitato referendario Acqua bene comune emiliano-romagnolo – con questa manovra potrebbe essere ceduta una parte dell’azienda dei trasporti pubblici. La furbizia di tener fuori l’acqua dalla manovra significa solo aggirare la questione, perché il referendum non riguardava solo il servizio idrico. Penso che l’opposizione sociale si allargherà e spero che avremo con noi anche gli amministratori locali”.

Cosa ne pensano i sindaci? Il fattoquotidiano.it è andato a bussare alle porte del sindaco del capoluogo dell’Emilia Romagna, Virginio Merola, e del primo cittadino di Reggio Emilia, Graziano Delrio, che è anche presidente dell’Anci. Dal Comune di Bologna la reazione per ora è il silenzio:  il sindaco bolognese promette di esprimersi sui singoli provvedimenti della manovra ma solo quando il tutto sarà definitivo. Il presidente dell’Anci invece è pronto ad annunciare battaglia. “La nostra posizione è chiara e unanime, l’articolo 4 della manovra reintroduce di fatto l’articolo 23 bis abrogato con il referendum”.

Delrio parla di “un’operazione  illegittima sul piano costituzionale” e riferisce che i sindaci, “siano essi di destra o di sinistra”, sono compatti contro questo provvedimento. I motivi? “Interviene sulle competenze dei comuni e delle autonomie. E’ una norma che lede il referendum. Obbliga ad alienare quote di società e a vincolare la vendita a scadenze temporali. In sostanza, devalorizza il patrimonio dei Comuni e non vedo quindi come possa aiutare la finanza pubblica”.

Delrio parla al plurale e fino ad ora l’opposizione all’articolo 4 ha già trovato i suoi alleati più convinti fuori dai confini della regione: nelle due città, Milano e Napoli, che solo un mese prima del referendum furono protagoniste della “rivoluzione arancione”, le reazioni sono dure e immediate. Cristina Tajani, assessore allo sviluppo economico della giunta di Pisapia, giudica un errore la privatizzazione dei servizi di pubblica utilità e chiede che il provvedimento venga modificato: “Se venisse assegnata ai privati la gestione di settori in cui la concorrenza non può esistere, come quella del trasporto pubblico, si darebbe il via di fatto ai monopoli privati”. Anche la Napoli di De Magistris lavora contro l’articolo 4 della manovra. Alberto Lucarelli, assessore ai beni comuni, un incarico che parla da sé,  rivendica anche una storia personale che “dà coerenza a quel ruolo”: oltre che professore universitario di diritto pubblico, “sono stato estensore dei quesiti referendari e ho introdotto in Italia il dibattito giuridico sui beni comuni”, spiega. “Perciò posso dire con cognizione di causa che la manovra riproponendo le privatizzazioni non solo va contro la volontà espressa dagli elettori, ma agisce in contrasto con il diritto comunitario e con la stessa costituzione”.

Questa la ragione dell’appello nazionale (http://www.siacquapubblica.it/) promosso da Lucarelli e dai suoi colleghi giuristi Ugo Mattei, Università di Torino, Luca Nivarra, Università di Palermo, Gaetano Azzariti, Università di Roma La Sapienza. Una lunghissima fila di firme è allegata al testo, a cominciare dall’ex magistrato Livio Pepino e dal missionario Alex Zanotelli. “L’Unione europea non impone forme di privatizzazione forzata, lascia solo una facoltà, non a caso Parigi ha scelto di ripubblicizzare l’acqua. In Italia, prima con Lanzillotta, poi con Ronchi, si è tentato di procedere con la privatizzazione forzata. Anche gli incentivi previsti in questa manovra per chi privatizza sono una forma di pressione, incidono sul potere di scelta degli enti locali”, spiega Lucarelli. “La Corte costituzionale aveva detto chiaramente che il referendum non era limitato all’acqua – continua Ugo Mattei – e invece ora vogliono limitare il più possibile quel Sì, delegittimarne la portata politica”.

“Politicamente siamo senza voce”, lamenta il professore torinese, “c’è un’asse che comprende maggioranza e opposizione a cui va bene vendere i servizi pubblici”. Nel frattempo si dichiarano contro le privatizzazioni il sindacato Cgil e alcune realtà associative. Codacons urla allo scippo: quel capitolo dell’articolo 4 della manovra, chiamato “Adeguamento della disciplina dei servizi pubblici locali al referendum popolare e alla normativa dell’unione europea”, di fatto ripristina il testo abolito con il voto. Il comitato referendario, in Emilia Romagna e non solo, scalda i motori. E assieme ai giuristi firmatari dell’appello promette: “Quel provvedimento verrà impugnato davanti alla Corte costituzionale”.

sabato 27 agosto 2011

È l’ora di dare una chance alla generazione invisibile


All’appellativo “Mille euro” affibbiato alla non tanto giovane generazione italiana, di cui anch’io faccio parte, preferisco l’aggettivo “invisibile”. In un Paese marcio, in cui la corruzione e il malaffare travolgono il sistema politico, e più in generale il sistema dirigenziale tutto, portando a galla una seconda Tangentopoli e svariate logge massoniche - come se il passato non ci avesse insegnato nulla -, in un Paese in cui il Messia della seconda Repubblica si è rivelato nelle sue reali vesti di imprenditore senza scrupoli, di viveur che non ha mai compreso il suo ruolo istituzionale, di zuzzurellone che il globo non ci invidia e che, ormai, non vuole nemmeno più tollerare, non c’è spazio per una gioventù che nessuno ascolta.
Una Nazione in cui ad inondare l’opinione pubblica sono la convinzione che “lo studio non paga” e che la meritocrazia non ci appartiene, uno Stato in cui la protesta violenta diventa l’unico modo per farsi ascoltare e dimostrare di non volersi arrendere al proprio destino, è manifestamente agonizzante.
Hanno lavorato lentamente i Vecchi Intoccabili. Prima celatamente, poi impudicamente alla luce del sole, credono di aver edificato un sistema infallibile che, ben sapendo essere null’altro che il secondo stadio del cancro che aveva infettato la prima Repubblica, provano a far passare tutt’oggi come una struttura lontana dagli anni di Mani Pulite e dalle intenzioni della P2 e dei suoi fedeli adepti, i cui prodotti sono i vari Alfano e Renzi, giovani esclusivamente all’anagrafe. Ci hanno raggirato con promesse menzognere e, tramite un’aranciameccanicizzazione di massa, ci hanno intrappolato in bolle di sapone e hanno costruito un muro di cartone tra la Persona e i concetti di “speranza” e “sogno”, che sono alla base del progresso e del futuro, spacciandoli per utopici e trasformandoci in “gabbiani senza più neanche l’intenzione del volo”. È l’ora della rinascita, è il momento di dare il via alla rivoluzione culturale-dirigenziale che ci libererà, una volta e per tutte, di queste mummie che vogliono contrastare la crisi esclusivamente con i nostri soldi e che hanno eletto a “grande comunicatore” il Peggior “Primo Ministro della storia italiana”. Il popolo reclama la perduta “sovranità” e i giovani vogliono la loro chance.

Ma quale sciopero dei calciatori?


Su diversi siti ho appurato che lo “Slittamento” della prima giornata di Serie A ha provocato commenti che palesano il più vivo populismo che è dentro ognuno di noi. Così, anch’io che apprezzo il populismo vero (non quello costruito a tavolino e somministrato dalla politica becera e da una classe dirigente ormai alla frutta, ma quello che nasce dalla sofferenza dei derelitti), non posso che dissentire dalle caz… che ho visto scritte!
Come ha puntualmente sottolineato Fabrizio Bocca su la Repubblica, ci sono diversi motivi per cui non possiamo definire la situazione come “lo sciopero dei miliardari”. Senza ripetere le sue idee e, secondo il mio punto di vista, anche i calciatori (come dipendenti, lavoratori subordinati) hanno il Diritto di Scioperare (!) come tutte le altre categorie di lavoratori (sono privilegiati, non animali). In tal caso, però, Nessun Rinvio ma giornata da Saltare, Trattenuta dallo stipendio dei calciatori e Rimborso ai Tifosi, sia quelli che riempiono gli stadi sia quelli che Pagano la pay-tv anche per le amichevoli estive (P.S.: Questo dovrebbe farci irritare un bel po’). La colpa è di tutti!!! E tutti pagano!!!
In merito alle richieste dei calciatori: per il punto 7 sono d’accordissimo con loro - non vorrei mai incontrare datori di lavoro come Cellino o Lotito che rischiano di distruggermi la carriera e la salute mentale per prese di posizione -; per il punto 4 non ho abbastanza fonti certe per esprimere un pensiero su dati di fatto, comunque se i calciatori non vogliono pagare il contributo di solidarietà sono degli Imbecilli Egoisti - non sarebbero nulla senza noi tifosi, così come non lo sarebbero i presidenti che, al di là di questa imbecillità del fairplay finanziario (imbecillità per come è stato pensato e per come viene portato avanti), dovrebbero raggiungere un accordo, anche con la politica, per gli Stipendi dei calciatori e per il costo dei biglietti d’ingresso allo stadio, affinché non diventi un Privilegio anche la “partita di pallone”.
Su quest’ultimo concetto, però, lasciatemi una chiosa: questo famigerato contributo di solidarietà urta non soltanto i calciatori (che devono pagarlo senza lamentarsi), ma anche i dirigenti e, ancora peggio, quelli che ogni giorno decidono del futuro del nostro Paese e litigano su come Risparmiare (loro), facendo pagare la Crisi esclusivamente ai contribuenti. Per piacere, non distogliamo lo sguardo dalla situazione reale, in cui i calciatori rappresentano solo una parte della catastrofe in cui viviamo. A me non interessa il calcio, quanto invece trovare un lavoro per Mangiare! Amo il calcio, ma alla partita preferisco un piatto di pasta!

P.S.: Diverse società non hanno ancora le rose ultimate e preferiscono saltare la prima di campionato per evitarsi una sconfitta all’inizio…e poi preferiscono partire in casa, a metà settembre, dopo la nazionale…con i calciatori che hanno ultimato la preparazione…Per piacere, non lasciamoci trascinare dalle str… che continuano a propinarci!

mercoledì 24 agosto 2011

Perché fa così male


Il Sud è considerato il cancro del Paese, ma la colpa non è dei cittadini

Sono ladri, assassini. Quando si parla del Sud, il discorso è sempre lo stesso. Sembra di ascoltare una di quelle nenie che le mamme utilizzano per fare addormentare i propri pargoli. Ma non è vero e queste parole infliggono ferite molto dolorose ad un meridionale tipico medio come me.
Soprattutto quando si proviene da famiglie in cui il primo valore che ti insegnano è il rispetto per qualsiasi forma di vita e in cui si fa fatica a ricordare il nome di un avo che non si sia spaccato la schiena fino ad ottenere una risicata pensione.
Quindi, mi sono fermato a riflettere su alcune delle accuse rivolte ai terroni, partendo da alcuni concetti essenziali che solo lo xenofobia idiota può concepire.
Per me, il Sud è come un individuo stuprato che ha difficoltà a parlare dell’atrocità subìta, avendo perso la fiducia nel mondo che lo circonda - in cui il mondo è la politica che, dalle mie parti, compare esclusivamente nei periodi di campagna elettorale.
Se, passeggiando per strada, trovi l’immondizia che ti saluta dall’alto di un paio di metri, ti senti male. Ma non è possibile considerare questo disastro come una vicenda esclusivamente locale.
Se l’imprenditore del Nord fa affari con il camorrista del Sud non è colpa dei cittadini, ma di coloro che hanno preferito risparmiare sullo smaltimento dei rifiuti in modo radicale e di coloro che preferiscono smantellare la propria terra, pur di incassare centinaia di milioni di euro. Dunque, questione finanziaria.
Discariche zeppe, si costruiscono i termovalorizzatori. Al momento quello unico di Acerra non è funzionale, poi queste strutture richiedono un lavoro a priori - già in fase di raccolta rifiuti - che non avviene. Soprattutto, ci sono diversi studi scientifici che dimostrano i danni che tali costruzioni arrecano alla salute dell’individuo! Chi è capace di spiegarmi la colpa dei cittadini in questa vicenda?
Se qualcuno - Berlusconi - ti dà la speranza di risolvere il problema in un battito di ciglia, tu gli dai fiducia, soprattutto allorché chi avrebbe dovuto aiutarti precedentemente – Bassolino-Iervolino - non solo se ne è lavato le mani, ma risulta tra gli ipotetici artefici di un simile scempio.
Poi, c’è il sempre attuale capitolo che riguarda Nicola Cosentino: si è detto talmente tanto su quest’uomo metà politico e metà camorrista (collusione fin troppo radicata nel territorio) che non vale la pena tornarci su...le inchieste in cui è coinvolto parlano da sole!
È doveroso rispettare le leggi, ma le istituzioni Devono dare il buon esempio!
Infine, la voglia di cambiare. Nessuno ammette il forte problema delle organizzazioni criminali. Attualmente, Saviano rappresenta l’icona del coraggio, un ragazzo che ha deciso di sacrificare la propria vita per provare a cambiare le cose. La questione è che lo scrittore, dagli ignoranti considerato un pentito che guadagna sputtanando la sua gente, parla di un’evoluzione del Paese, non esclusiva della sua terra. È questo il punto cruciale.
Quasi tutti i partiti politici del nostro Paese hanno avuto o avrebbero attualmente al proprio interno personaggi che, in qualche modo, sono stati legati alle mafie. La Lega urla fieramente la propria lontananza da questi ambienti, sostenendo l’evidente menzogna che al Nord non hanno di questi problemi ed evitando, al contempo, il processo a Cosentino. Ecco che lo scaricabarile che avviene a livello locale in materia di monnezza, avviene a livello nazionale sul tema mafie. Così il Sud non progredirà mai!
Quando finalmente lo Stato si deciderà ad investire concretamente nel Mezzogiorno, cestinando la proposta attuale di un federalismo che non farebbe altro che consegnare le regioni meridionali nelle mani dei criminali che già le dominano, sono convinto che il cittadino medio parlerà. Saviano non è considerato un eroe per caso.
Quando il cittadino meridionale avrà il sostegno delle istituzioni, quando sarà certo di poter vivere liberamente, senza il terrore di subire ritorsioni e mettere a repentaglio la vita dei propri famigliari, comincerà a denunciare, perché egli stesso è stufo di subire.

domenica 17 luglio 2011

Palermo, le Agende Rosse ricordano Paolo Borsellino

(da Il Fatto Quotidiano, 16 luglio 2011) 
 
Tre giorni di manifestazioni, incontri e dibattiti per commemorare il diciannovesimo anniversario della strage di via D'Amelio. Quest'anno il presidio nella strada dell'attentato durerà l'intera giornata del 19 luglio accanto all'ulivo del giudice. Il fratello Salvatore: "Niente corone di Stato per una strage di Stato".
Tre giorni per “fare memoria del sacrificio di Paolo, di Agostino, di Claudio, di Emanuela, di Vincenzo e di Eddie Walter, uccisi per mano della mafia e di schegge deviate di quello Stato che con la mafia aveva scelto di venire a patti piuttosto che combatterla”. Così, il sito “19luglio1992“ lancia la tre giorni  – 17, 18 e il 19 luglio 2011 – di manifestazioni, incontri e dibattiti per commemorare il diciannovesimo anniversario della strage di via D’Amelio in cui persero la vita il giudice antimafia Paolo Borsellino e la sua scorta (Aderisci all’evento su Facebook). Solo due mesi prima, il 23 maggio 1992, sull’autostrada A29 che da Capaci porta a Palermo, era stato ucciso il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e la scorta (Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro).
Ora, come tutti gli anni, tutti gli appartenenti al Movimento delle Agende Rosse e tutti quelli che “vogliono fare memoria del sacrificio” sono chiamati a Palermo per partecipare a quella che gli organizzatori  – Agende Rosse, Rita Borsellino, AntimafiaDuemila e il Comitato Cittadinanza per la Magistratura – chiamano “la nostra lotta”. Perché quest’anno, oltreché “ricordare e lottare per i giudici morti”, è necessario “stringersi attorno a quei magistrati che a Palermo, a Caltanissetta e a Firenze, stanno cercando di togliere quel pesante velo nero che fino a oggi, grazie a depistaggi, archiviazioni forzate, leggi studiate per scoraggiare i collaboratori di giustizia, hanno impedito di arrivare ai mandanti occulte di quelle stragi”.
Il fratello di Paolo Borsellino, Salvatore, animatore del sito “19luglio1992″ denuncia “l’atmosfera attuale, troppo simile a quella degli anni che precedettero le stragi di Capaci e di via D’Amelio”. Perché troppe sono “le manovre di delegittimazione e le aggressioni di ogni tipo verso magistrati come Antonio Ingroia e Nino di Matteo“, manovre pericolose come “la riforma della giustizia che è in realtà un vero e proprio sovvertimento di quel principio fondamentale della Costituzione che sancisce l’indipendenza della magistratura”.
Quest’anno il presidio in Via D’Amelio durerà l’intera giornata del 19 accanto all’ulivo di Paolo Borsellino e dei suoi ragazzi. Gli organizzatori chiedono che non ci siano “corone di Stato per una strage di Stato”: “Vorremmo che al centro di questa giornata – scrive ancora il fratello Salvatore nella presentazione dell’evento – ci fossero i familiari dei ragazzi morti insieme a Paolo. Gli stessi che lo hanno difeso fino all’ultimo con il loro stesso corpo e che, come il giudice, sono stati fatti a pezzi”.

L’antipolitica e l’inganno della Seconda Repubblica

Ci avevano detto che era tutto finito. Ci avevano detto che Tangentopoli rappresentava la fine di una degradante pagina della storia italiana. Ci avevano promesso che la Seconda Repubblica sarebbe stata diversa. Molti gli hanno creduto. Molti altri no.
Le nuove generazioni possono studiare la storia indecorosa del recente passato del Bel Paese e, allo stesso tempo, appurare tragicamente che non è cambiato nulla.
P3, P4, Bisignani, Papa, Paganelli, Milanese e mazzette elargite come dovere morale. Ministri che acquistano inconsapevolmente case a prezzi stracciati, ministri imputati di concorso in associazione mafiosa, ministri che si offendono a vicenda e ministri che insultano i lavoratori precari. Un Presidente del Consiglio condannato per corruzione giudiziaria (Lodo Mondadori) ed imputato ancora per corruzione in atti giudiziari (processo Mills), appropriazione indebita e frode fiscale (Mediatrade) e per concussione e prostituzione minorile (Rubygate). Lo stesso capo di Governo amico di Bettino Craxi e fondatore del partito di plastica, crogiuolo di esponenti provenienti da passati politici più diversificati. Crisi continue sia nella Maggioranza sia nell’Opposizione e Istituzioni che fanno di tutto, fuorché collaborare e rispettarsi al fine di tutelare i cittadini. Questi ultimi, infatti, oltre a vedere un costante aumento del prezzo della benzina che risulta ridicolo ed imbarazzante, dovranno continuare a pagarsi la crisi, poiché la Casta non ammette rinunce. Intanto, la disoccupazione ha da tempo superato la soglia della preoccupazione ed il debito pubblico dilaga con tremenda potenza.
Guai, però, a parlare di antipolitica. “Quella non è la soluzione” si affrettano a sostenere da tutte le parti. Guai a ricordare un certo Berlinguer, allora aspramente criticato dall'attuale Presidente della Repubblica per aver parlato di politica sporca fatta da “partiti con scarsa o mistificata conoscenza della vita e dei problemi della società e della gente, idee, ideali, programmi pochi o vaghi, sentimenti e passione civile, zero”. Guai a sostenere che De Magistris e Pisapia sono frutto della richiesta di un rinnovamento che ci hanno soltanto annunciato vent’anni or sono. Guai ad evidenziare che i risultati che sta ottenendo Grillo ed il suo “Movimento 5 stelle” nasce dal desiderio di una rinascita culturale, dirigenziale che si pone alla base di una rivoluzione concreta della società.
Il loro è considerato un mero voto di protesta. Come se, dinanzi ad un Paese così profondamente ed irrimediabilmente malato, protestare, manifestare ed opporsi a coloro che stanno violentando il Paese, è inammissibile e intollerabile. Come se l’idea anti-Costituzione, anti-Parlamento, anti-Libertà di pensiero e anti-Organi di Giustizia portata avanti con fervore dal berlusconismo sia, invece, giustificabile e la compravendita di voti in Parlamento con la conseguente nascita istantanea ed impudica di un gruppo di Responsabili sporadici che riesce a tenere il Governo sulla graticola sia la normale conseguenza del gioco delle parti.

domenica 12 giugno 2011

Qualcuno era comunista

Per tutti coloro che non hanno ancora avuto l'opportunità di leggere e ascoltare questo pezzo indimenticabile di Giorgio Gaber...

Uh? No, non è vero, io non ho niente da rimproverarmi. Voglio dire...non mi sembra di aver fatto delle cose gravi. La mia vita? Una vita normale. Non ho mai rubato, neanche in casa dapiccolo, non ho ammazzato nessuno, figuriamoci!... Qualche atto impuroma è normale no? Lavoro, ho una famiglia, pago le tasse. Non mi sembra di avere dellecolpe... non vado neanche a caccia! Uh? Ah, voi parlavate di prima! Ah... ma prima... ma prima mi sonocomportato come tutti. Come mi vestivo? Mi vestivo, mi vestivo come ora… beh non proprio comeora, un po’ più… sì, jeans, maglione, l’eskimo. Perché? Non va bene? Era comodo. Cosa cantavo? Questa poi, volete sapere cosa cantavo. Ma sì certo, anche canzoni popolari, sì… “Ciao bella ciao”. Devo parlar più forte? Sì,“Ciao bella ciao” l’ho cantata, d’accordo, e anche l’“Internazionale”,però in coro eh! Sì, quello sì, lo ammetto, sì, ci sono andato, sì, li ho visti anch’iogli Inti Illimani... però non ho pianto! Come? Se in camera ho delle foto? Che discorsi, certo, le foto dei mieigenitori, mia moglie, mia… Manifesti? Non mi pare... Forse uno, piccolo proprio... Che Ghevara. Mache cos’è, un processo questo qui? No, no, no, io quello no, io il pugno non l’ho mai fatto, il pugno no,mai. Beh insomma, una volta ma… un pugnettino, rapido proprio… Come? Se ero comunista? Eh. Mi piacciono le domande dirette! Voletesapere se ero comunista? No, no finalmente perché adesso non ne parlapiù nessuno, tutti fanno finta di niente e invece è giusto chiarirlequeste cose, una volta per tutte, ohhh! Se ero comunista. Mah! In che senso? No, voglio dire… Qualcuno era comunista perché era nato in Emilia. Qualcuno era comunista perché il nonno, lo zio, il papà… la mamma no. Qualcuno era comunista perché vedeva la Russia come una promessa, laCina come una poesia, il comunismo come il Paradiso Terrestre. Qualcuno era comunista perché si sentiva solo. Qualcuno era comunista perché aveva avuto un’educazione troppocattolica. Qualcuno era comunista perché il cinema lo esigeva, il teatro loesigeva, la pittura lo esigeva, la letteratura anche… lo esigevanotutti. Qualcuno era comunista perché “La Storia è dalla nostra parte!”. Qualcuno era comunista perché glielo avevano detto. Qualcuno era comunista perché non gli avevano detto tutto. 






Qualcuno era comunista perché prima era fascista. Qualcuno era comunista perché aveva capito che la Russia andava piano ma lontano. Qualcuno era comunista perché Berlinguer era una brava persona. Qualcuno era comunista perché Andreotti non era una brava persona. Qualcuno era comunista perché era ricco ma amava il popolo. Qualcuno era comunista perché beveva il vino e si commuoveva alle festepopolari. Qualcuno era comunista perché era così ateo che aveva bisogno di unaltro Dio. Qualcuno era comunista perché era talmente affascinato dagli operai chevoleva essere uno di loro. Qualcuno era comunista perché non ne poteva più di fare l’operaio. Qualcuno era comunista perché voleva l’aumento di stipendio. Qualcuno era comunista perché la borghesia il proletariato la lotta diclasse. Facile no? Qualcuno era comunista perché la rivoluzione oggi no, domani forse, madopo domani sicuramente… Qualcuno era comunista perché “Viva Marx, viva Lenin, viva MaoTse-Tung”. Qualcuno era comunista per fare rabbia a suo padre. Qualcuno era comunista perché guardava sempre Rai Tre. Qualcuno era comunista per moda, qualcuno per principio, qualcuno perfrustrazione. Qualcuno era comunista perché voleva statalizzare tutto. Qualcuno era comunista perché non conosceva gli impiegati statali,parastatali e affini. Qualcuno era comunista perché aveva scambiato il “materialismodialettico” per il “Vangelo secondo Lenin”. Qualcuno era comunista perché era convinto d’avere dietro di sé laclasse operaia. Qualcuno era comunista perché era più comunista degli altri. Qualcuno era comunista perché c’era il grande Partito Comunista. Qualcuno era comunista nonostante ci fosse il grande Partito Comunista. Qualcuno era comunista perché non c’era niente di meglio. Qualcuno era comunista perché abbiamo il peggiore Partito Socialistad’Europa. Qualcuno era comunista perché lo Stato peggio che da noi solo l’Uganda. Qualcuno era comunista perché non ne poteva più di quarant’anni digoverni viscidi e ruffiani. Qualcuno era comunista perché piazza Fontana, Brescia, la stazione diBologna, l’Italicus, Ustica, eccetera, eccetera, eccetera. Qualcuno era comunista perché chi era contro era comunista. Qualcuno era comunista perché non sopportava più quella cosa sporca checi ostiniamo a chiamare democrazia. Qualcuno credeva di essere comunista e forse era qualcos’altro. Qualcuno era comunista perché sognava una libertà diversa da quellaamericana. Qualcuno era comunista perché pensava di poter essere vivo e felice solo se lo erano anche gli altri. Qualcuno era comunista perché aveva bisogno di una spinta verso qualcosa di nuovo, perché era disposto a cambiare ogni giorno, perché sentiva la necessità di una morale diversa, perché forse era solo una forza, unvolo, un sogno, era solo uno slancio, un desiderio di cambiare le cose,di cambiare la vita. Qualcuno era comunista perché con accanto questo slancio ognuno era come più di se stesso, era come due persone in una. Da una parte lapersonale fatica quotidiana e dall’altra il senso di appartenenza a unarazza che voleva spiccare il volo per cambiare veramente la vita. No, niente rimpianti. Forse anche allora molti avevano aperto le alisenza essere capaci di volare, come dei gabbiani ipotetici. E ora? Anche ora ci si sente come in due: da una parte l’uomo inseritoche attraversa ossequiosamente lo squallore della propria sopravvivenzaquotidiana e dall’altra il gabbiano, senza più neanche l’intenzione delvolo, perché ormai il sogno si è rattrappito. Due miserie in un corpo solo.