17 aprile 2011 - Il 15 aprile del 1967, a Roma, si spegneva il "principe della risata", Antonio De Curtis. A 44 anni da quella data, Totò viene ricordato come uno dei più straordinari geni del cinema italiano e mondiale. I suoi film resteranno impressi nell'immaginario collettivo per sempre, crogiolo di scene indimenticabili che non perderanno mai la loro stupefacente attualità. "Oggi - dice sua figlia Liliana -, di fronte alla decadenza di questi tempi, papà sarebbe sceso in piazza, avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di sollevare il Paese da questo degrado totale". Ma di quale degrado parla la De Curtis?
"Dottore, le spiego: l’umanità, io l’ho divisa in due categorie di persone, uomini e caporali.
La categoria degli uomini è la maggioranza, quella dei caporali, per fortuna, è la minoranza.
Gli uomini sono quegli esseri costretti a lavorare per tutta la vita, come bestie, senza vedere mai un raggio di sole, senza mai la minima soddisfazione, sempre nell’ombra grigia di un’esistenza grama.
I caporali sono appunto coloro che sfruttano, che tiranneggiano, che maltrattano, che umiliano. Questi esseri invasati dalla loro bramosia di guadagno li troviamo sempre a galla, sempre al posto di comando, spesso senza averne l’autorità, l’abilità o l’intelligenza ma con la sola bravura delle loro facce toste, della loro prepotenza, pronti a vessare il povero uomo qualunque.
Dunque dottore ha capito? Caporale si nasce, non si diventa! A qualunque ceto essi appartengono, di qualunque nazione essi siano, ci faccia caso, hanno tutti la stessa faccia, le stesse espressioni, gli stessi modi. Pensano tutti alla stessa maniera!".
E, in Italia, di caporali ce ne sono fin troppi. Molti dei quali rientrano nella categoria degli stimabili onorevoli, quelli che prova a denunciare Antonio La Trippa, candidato del Pnr. In questa riunione di partito, in poche battute viene raffigurata in tutto il suo splendore la politica italiana (e non solo):
Presidente Pnr: "In Parlamento tre voti possono essere determinanti per salvare un governo. Ora noi applichiamo il Do ut des"
La Trippa: "Ma no, perbacco! Che trovata! E chi l'avrebbe mai pensato il... do...?"
Presidente Pnr: "Il Do ut des."
La Trippa: "Sì, e questo Do ut des dove si trova?"
Santamura, vicepresidente Pnr: "Io do tre voti a te e tu mi dai tre appalti a me!"
Presidente Pnr: "Senza contare che a Rocca Secca ci sono degli ottimi terreni comunali che, attraverso il suo prestigio, noi possiamo comprare per pochi soldi!"
La Trippa: "Scusate la mia ignoranza in questa specie di politica, ma io so che il deputato deve fare gli interessi dell’elettore, di colui che gli ha dato la fiducia e il voto"
Presidente Pnr: "Cose d'altri tempi queste! "
Assistente Santamura: "Roba passata, passata!"
La Trippa: "Ah, sì! Roba passata... sormontata, eh... Sì. Io vado al comizio, parlo e prometto, prometto e prometto..."
Assistente Santamura: "Prometta, prometta..."
Santamura, vicepresidente Pnr: "Prometta fogne, strade, ponti e noi ci pappiamo gli appalti!"
La Trippa: "I gonzi, gli imbecilli, i burini, i fessacchiotti mi danno i voti... Con i miei resti voi andate al Parlamento e noi tre ci facciamo una bella pappata!"
Santamura, vicepresidente Pnr: "Bravo! Lei ha capito tutto!"
La Trippa: "Io ho capito troppo, eh eh eh...".
Credo che soltanto una volta Totò ha toppato. Quando, nella scena finale di un altro memorabile film sosteneva: "Cca nisciuno è fesso"... In Italia, il numero di fessi è pari a quello dei caporali, perché nel nostro Paese abbiamo dimenticato cosa vuol dire essere uomini e puntiamo tutti ai cosiddetti baffi...
Nessun commento:
Posta un commento